mercoledì 6 ottobre 2010

BibliograFFi: Questioni di principio

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BibliograFFi / Questioni di principio


Mi chiedo spesso che fine abbiano fatto le questioni di principio – e non è una domanda paradossale: sembra che oggi l’espressione stessa stia sparendo dal vocabolario comune. Ora: io sono un vecchio pessimista, magari non è così, anzi, spero di sbagliarmi. Eppure chi sarebbe ancora capace, oggi, di un gesto come quello di Antigone, che nell’omonima tragedia di Sofocle sfida le leggi dello Stato e il potere costituito per non disobbedire ai suoi precetti morali. Il mito di Antigone si presta a un sacco di interpretazioni e molti autori ci si sono cimentati; gente del calibro di Hegel, o dello psichiatra e filosofo francese Jacques Lacan. Io non ve lo consiglio Lacan, perché è onestamente illeggibile e perché poi se cominciate va a finire che la vostra fidanzata o il vostro fidanzato comincino a reputarvi seriamente pazzi. Ma vi consiglio la sua versione rock’n’roll: il filosofo sloveno Slavoj Žižek, che nel suo Leggere Lacan spiega concetti complicatissimi facendo uso del cinema di Kubrick e di Humphrey Bogart. S’impara un bel po’ di roba interessante, non ci si stancano gli occhi, e la nostra vita sentimentale è salva!


In un certo senso una questione di principio fu anche quella di Bartleby, di Herman Melville, che fece ammattire il suo datore di lavoro non rispondendo mai un rotondo sì o un chiaro no alle sue richieste, ma un terribilmente ambiguo «preferirei di no»; quale principio, vi chiedete? Ovvio: quello della libertà (e ne discutono amabilmente Gilles Deleuze e Giorgio Agamben nel loro Bartleby, la formula della creazione)! Ecco: Bartleby, della sua libertà di essere diverso, ne faceva una questione di principio.


Di diversità umana ne fa un breve e pungente ritratto Leonardo Sciascia in Il giorno della civetta: «Io, proseguì don Mariano, ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà…». E aggiunge, come se fosse necessario, che di «uomini» ormai ne sono rimasti pochi. Quelli che ancora s’impuntano sulle questioni di principio.




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