mercoledì 6 ottobre 2010

Giancarlo Siani, fatto fuori per quello che scriveva

Giancarlo Siani ha appena compiuto 26 anni, è un giornalista determinato a indagare sui crimini della camorra: il prezzo estremo della verità, cercata al di là di tutto, è la condanna a morte eseguita dal clan dei Nuvoletta a Napoli il 23 settembre 1985. Rimane ancora un enigma la morte di Giancarlo Siani, giornalista precario che scriveva per il quotidiano napoletano “Il Mattino”. Siani aveva, con coraggio e determinazione, indagato sulla camorra, rischiando di persona e scoprendo sulla propria pelle il perverso intreccio fra camorra, politica e criminalità. La sua potrebbe sembrare una storia come tante se non rimanessero, per l’appunto, dopo tanti anni interrogativi senza risposta collegati ai suoi ultimi giorni di vita. Era la sera del 23 settembre del 1985 e , come spiega Daniela Limoncelli, collega di Siani: “era una serata normalissima al giornale, stavamo tentando di andare tutti insieme a vedere il concerto di Vasco Rossi e Giancarlo stava cercando invano di trovare i biglietti. Non essendoci riuscito, ritornò a casa”. Aggiunge Goffredo Buccini, giornalista: “Giancarlo era disposto a fare qualsiasi sacrificio pur di fare questo mestiere, ma non avrebbe mai pensato di andare incontro alla morte”. Furono invece tre killer senza volto a uccidere Siani, cogliendolo -così almeno sembrò in un primo momento- di sorpresa. Giancarlo viene ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre 1985, sotto casa, nel quartiere del Vomero: aveva compiuto 26 anni il 19 settembre, pochi giorni prima. La Storia siamo noi


Giancarlo Siani venne ammazzato (venticinque anni fa: ndr) in una Napoli profonda­mente diversa da quella apparente­mente pacificata di oggi, 300 morti ammazzati l’anno la rendevano una città in perenne guerra. Il movente pre ciso del suo assassinio per molti rimane un mis tero. Non con vince la ver ità processuale o almeno non con vince tutti. Quell’articolo di 4000 battute pubblicato su Il Mat tino il 10 giugno del 1985 firmato da Siani aveva generato grandi fastidi nel clan Nuvoletta. (…) Giancarlo Siani get tava nuove ipotesi di senso attraverso gli ele­menti che scovava sul campo o gli venivano forniti dai fatti. Il suo era un giornalismo fondato sull’analisi della camorra come fenomeno di di potere e non come fenomeno criminale. In tal senso la con gettura, l’ipotesi, divenivano nei suoi articoli strumenti per comprendere le artico­lazioni tra camorra, imprenditoria e politica. Riflettere sul caso Siani non deve essere solo un modo per com memorare il suo sacrificio e ricordare la sua breve vita, deve divenire un necessario momento per considerare lo stato attuale del giornalismo d’inchiesta. Roberto Saviano segue



Letto in strada dai ragazzi di Napoli l’ultimo articolo di Giancarlo Siani: “Li chiamano muschilli”. Video



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