mercoledì 6 ottobre 2010

I laureati (meno 1 al Nobel)

mistero buffo I laureati (meno 1 al Nobel)

 

 

Attualità & Approfondimento / I laureati (meno 1 al Nobel)

 

Glossolalia. Parlare lingue sconosciute, come in preda a un delirio. Spesso con un valore mistico talmente forte da diventare un rito religioso. Gli apostoli ne sapevano qualcosa, ma anche l’Oracolo di Delfi. Tolkien era un grande appassionato di glossolalia, tanto da diventare un abile glottoteta.

Glottoteta. Chiunque si inventi e sviluppi la grammatica, il lessico e la fonologia di una lingua artificiale, come il Klingon di Guerre Stellari, il Nasdat di Arancia Meccanica o, appunto, i linguaggi di Arda (quelli degli Hobbit) di Tolkien. Ma è difficile inventarsi una lingua coerente dal nulla, spesso si prende ispirazione. E’ proprio questa la tradizione del grammelot.

Grammelot. Grande peculiarità della commedia dell’arte italiana del XVI secolo, in cui gli attori improvvisavano linguaggi nuovi mescolando suoni, onomatopee e dialettismi presi un po’ di qua e un po’ di là, con una perizia che dava agli spettatori l’impressione di capire quello che stavano dicendo. 

La tassonomia è finita.

 

Ecco, Dario Fo ha vinto un premio Nobel (anche) per Mistero Buffo. E Mistero Buffo è così bello (anche) per il grammelot. E il grammelot è così affascinante (anche) per la tradizione glossolalica. Fo prende un miscuglio di dialetti padani, li avvicenda con onomatopee, suoni, gorgoglii e tutto ciò che ormai è diventato il suo marchio di fabbrica e alla fine, quello che viene fuori, si capisce. E’ comprensibile. Altrimenti non avrebbe vinto il Nobel.

La cosa bella è che Dario Fo racconta sempre, nei suoi spettacoli, che anche in Inghilterra, in Spagna, in Francia, eccetera lo capiscono. Come se parlasse qualcosa che si avvicina a un linguaggio universale.

 

Ovviamente, vista la derivazione teatrale (e religiosa, ma in questo senso è praticamente la stessa cosa) l’intonazione conta moltissimo, come le onomatopee e la mimica. E’ un assembramento di fonemi, il grammelot. Significa (nel senso transitivo del verbo) con i suoni e non con le parole. Con il corpo e non con la pagina.

Non ci credete? Ascoltatelo!

 

Jacopo Cirillo



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