giovedì 7 ottobre 2010

Copertina, che passione!

Immagine1 Copertina, che passione!


Attualità & Approfondimento / Copertina, che passione!


La copertina è un biglietto da visita. La copertina è una carta d’identità. La copertina a volte è una mela avvelenata fatta passare per irresistibile tentazione al lettore Biancaneve di turno, inducendolo,a volte,  in un macroscopico errore d’acquisto impulsivo. La copertina è paragonabile a volte a una grandissima gnoccona da far paura, che attrae tanto da far perdere la testa a tal punto da trascurare per un momento ogni suo altro aspetto. Che impatto ha la copertina, dunque, sul lettore? Quanto incide nella decisione di acquisto? Quanto incide nel permettere al lettore medio ad affacciarsi su una lettura? Gli occhi sono lo specchio dell’anima, la copertina è lo specchio della storia che stringe a sé in collaborazione con la quarta di copertina?                                                                     


Giovanni Papini, già ai primi anni del ‘900, nel momento in cui il tipografo Vallecchi gli chiese la sua disponibilità ad assumere la direzione della casa editrice omonima che ha preso vita in quegli anni e che ancora oggi è presente nel panorama editoriale italiano, diede risalto a un aspetto che soprattutto oggi è di grande centralità nel mercato del libro e che fa un po’ senso rileggerla ora in relazione a quel contesto storico, ed esplicitò una sua convinzione:  “ I libri sono come figliuoli spirituali che debbano andare in giro per il mondo ben vestiti”. Evidente il riferimento al paratesto del libro, ovvero la copertina, il formato, la scelta dei caratteri tipografici, la rilegatura e l’impaginazione,  che secondo Papini doveva meritarsi un’attenzione particolare da parte dell’editore in quanto l’aspetto del libro influisce molto sulla vendita e su quello che il lettore possa aspettarsi dal suo contenuto.  Questa problematica veniva posta al centro dell’attenzione produttivo-editoriale già nei primi anni 10-20 del ‘900, quindi ben un secolo fa.                                                 


Oggi, infatti, parlare di libro, significa non solo fare riferimento a un piano squisitamente contenutistico. Anzi, quando ci si catapulta in una libreria, muniti di quaderno del lettore sottobraccio o di lista della spesa dentro la propria borsa,  girando per scaffali e corridoi tentatori,  a catturare l’occhio di noi lettori è la copertina. Qualcuno forse vuole negare che, rapito da un titolo, dalla grafica e da un formato particolari, immediatamente si capovolge il libro o si aprono le alette laterali, per scorgere la trama? C’e’ chi addirittura, acquista libri in una sorta di appuntamento al buio: folgorato e ipnotizzato dal primo incontro con il libro, è già nel sacchetto ancora prima di accorgersene.  Per la serie: “Dimmi che copertina hai e ti dirò chi sei”.  Poi, chiaro, ci sarà il rischio, in questo caso, di ritrovarsi tra le mani una ciofeca illeggibile e indigesta.  Ma va messo in preventivo di fronte a un azzardo del genere.                                  


La copertina è una veste, munita di tutti i suoi accessori utili per presentarsi con cura al lettore e sedurlo: il titolo,  il logo della casa editrice, lo sfondo grafico, che unitamente ad altre caratteristiche definiscono la casa editrice, l’edizione e la collana di appartenenza. Esistono copertine di tutti i tipi e che soddisfano un po’ tutti i gusti: da quelle minimaliste e scarne a quelle gotiche e cupe, da quelle pulp a quelle eleganti che hanno tutta l’aria di essere dei pregevoli cofanetti.  Tutte si legano indissolubilmente a una casa editrice, ognuna delle quali ha una propria identità anche sotto questo punto di vista. E tutte contribuiscono a promuovere il libro come un vero e proprio oggetto da collezione.                                                                                                                                                                                            


C’è questo bellissimo sito, il “Book cover Archive”,  che è un angolino imperdibile per il lettore,  che nel momento stesso in cui comincia ad amare il libro, diventa anche cultore del suo confezionamento grafico e degli odori della carta che emana.  E’ un progetto veramente delizioso e particolare che ad oggi non contiene tutte ma proprio tutte le copertine, quello no, ma archivia, esponendole su scaffali online,  l’abbigliamento di tantissimi libri in edizioni anglo-americane. Naturalmente è in continua evoluzione e aggiornamento.  Risulta automatico tuffarsi nel gioco delle torre, operando dei confronti con l’editoria libraria italiana, e le differenze non mancano.  Qualcuno sostiene che in Italia ci sia ben poca fantasia e originalità a confronto, io invece penso che nel nostro paese sotto questo punto di vista non dobbiamo essere troppo critici e bacchettoni con noi stessi. Vogliamo prendere in mano ad esempio un libro qualsiasi della Elliot edizioni o della Mattioli1885? Vogliamo sbirciare “Alex fa due passi” di Christian Mascheroni, edito da Las Vegas edizioni? E se scaviamo ancora più a fondo nello scatolone delle piccolissime case editrici, tante altre sorprese affiorerebbero.  Certo, le abominevoli ripugnanti schifezze esistono, soprattutto a livello delle grandi case editrici che forse dedicano meno attenzione all’apparato grafico e materiale: ad esempio, secondo me, diventano inquietanti le copertine con i poster cinematografici letteralmente incollati, che fungono da copertina ma che in realtà sono un ammazza-vista, o ancora quelle copertine in cui o tramite uno scatto fotografico debitamente ritoccato con Photoshop o attraverso una tela pittorica di un quadro qualsiasi, compare il faccione ritratto di una persona che ti punta fissandoti, come per ipnotizzarti o minacciarti. Insomma, autentiche chicche alternate a oscenità bestiali, credo che riguardi un po’ tutti, italiani, americani, inglesi e via dicendo.
Da “Book cover archive” è possibile cliccare sulle immagini, ingrandirle, scaricarle e depositarle in una propria cartella sul desktop del pc o farne qualsiasi altro uso personale.  Inoltre, accanto a ogni copertina, compare la scheda della copertina stessa con titolo, autore, genere, anno, casa editrice e il grafico che ha progettato la copertina. In più, per coinvolgere l’utente e renderlo partecipe del suo viaggio nel mondo suggestivo  delle diverse facce del libro, l’opportunità di rilasciare dei commenti. Quindi anche quella interattività che serve a sondare il gusto delle persone e, perché no, le loro eventuali critiche che diventano utili per cercare sempre delle soluzioni innovative e originali.                                                                                                                                    


Prendiamo “Meridiano di sangue” di Cormac McCarthy: lo preferiamo cosi’  o in questa veste, e ancora “Ogni cosa è illuminata” di Jonathan Safran Foer: l’opzione numero uno  o la versione italiana  o infine 1984 di Orwell, addobbata cosi’  o nella veste nazionale?.  C’e’ di che sbizzarrirsi nell’andare a scovare l’aspetto del libro che piu’ ci interessa.                                                                                              


Sarebbe davvero godurioso che anche da noi possa prendere vita un’iniziativa così affascinante (a meno che non ce ne sia già una che mi è sfuggita), creando una sorta di album delle figurine: ricercare i volumi del passato e del presente, prenderne in prestito le copertine (senza strapparla dall’intero corpus, sia chiaro) e catalogarle, esponendole sia su internet su un sito o su un blog, sia magari creando un’esposizione museale. Il libro, oltre che oggetto di cui servirsi per  abbandonarsi  distensivi sul divano a leggere , vivendo e sognando storie, in paesi lontani e con personaggi indimenticabili di varia natura, diventerebbe anche uno spettacolo per gli occhi. Oppure già la libreria è a sua insaputa anche, a tutti gli effetti,  una galleria d’arte in cui i libri sfilano in passerella mostrando compiaciuti la bellezza avvolgente del proprio vestiario?                                                                                                                                      


Spesso, essendo il lettore una razza a sé in questo mondo e quindi con tutta una serie di vizi, virtu’ e usi e costumi che lo contraddistinguono dal resto della massa non lettrice, ci chiediamo perché tanti di noi lettori sono pignoli da far impallidire anche Dracula nella gestione accuratissima e quasi maniacale,con tanto di spolverate ripetute, infiniti riordinamenti e spostamenti, incastri continui e modificabili secondo parametri del tutto personali e spesso fantasiosi,  dei propri libri sugli scaffali? E perché sono molto titubanti e sospettosi a prestare i loro volumi a chiunque, anche a un proprio familiare o, se lo fanno, temono, disperati,  l’irreparabile?  Noi lettori siamo delle casalinghe isteriche e dittatrici della pulizia e dell’ordine?   La risposta sta anche qui, racchiusa nel fascino artistico della copertina e dei suoi significati più nascosti.  


Matteo Spinelli




No related posts.

Nessun commento:

Posta un commento